mercoledì 16 gennaio 2013

Mamma, dove sei?


Era sera tardi e Will era solo in casa. Aveva appena dieci anni, ma era un tipo davvero sveglio. Mise una piccola pentola piena d'acqua sui fornelli e accese il fuoco aspettando di bere il solito bicchiere di tè caldo, come ogni sera prima di andare a dormire. La madre era andata a parlare con i vicini, forse per qualche problema, ma Will non aveva capito.
Fu quando era già seduto al tavolo che tutto ebbe inizio. Stava girando il cucchiaino nel tè per sciogliere lo zucchero quando la luce si spense. Will, preso di sorpresa, riuscì comunque a ricordarsi cosa faceva la mamma quando andava via la luce. Il quadro elettrico si trovava vicino alla porta d'entrata, a stento visibile grazie ad una fievole luce che dall'esterno filtrava attraverso le persiane chiuse. Gli oggetti intorno al bambino sembravano diversi, sfumavano gli uni negli altri colorati di blu e nero.
Dei rumori... provenivano da fuori, un'ombra si mosse davanti alla finestra della cucina. Will si fermò. All'improvviso sentì che qualcuno stava provando ad aprire il portoncino che dava sul giardino. Lo sentì grugnire qualcosa di incomprensibile quando si accorse che era chiuso dall'interno e Will fu colto dal panico. Lasciò il bicchiere sul tavolo, ma cadde in mille pezzi. La mamma non c'era, era solo, cosa poteva fare? Aveva solo tanta paura. Inciampando nel buio, si diresse verso l'unico posto in cui si sarebbe sentito al sicuro, la sua camera. Era sufficiente salire le scale, prendere la seconda porta sulla sinistra del corridoio e chiudersi dentro. Forse ce l'avrebbe fatta.
Uno schianto secco e la porta d'ingresso si aprì. Will, mentre correndo raggiungeva le scale, vide con la coda dell'occhio cosa stava succedendo nell'ingresso. Non era entrata una persona. Non era riuscito a capire cosa fosse, ma di certo non era un uomo, solo una forma nera e indistinta. In ogni caso, non poteva stare a guardare, gli importava solo correre. Arrivato a metà delle scale il piede sinistro impattò contro un gradino, sentì un forte dolore alla caviglia, ma non ci badò troppo. Quella cosa era lì dietro, doveva fare in fretta a raggiungere la sua camera. Alzarsi fu difficile, aveva male, ma doveva farcela. Qualcosa gli afferrò i pantaloni. Will gridò. Senza sapere come, riuscì a liberarsi e corse su per le scale, ma uno strattone gli strappò un lembo della maglietta, rallentandolo ancora.
Will piangeva. Non vedeva nulla, in cuor suo sapeva che arrivare alla sua camera era ormai quasi impossibile, ma una strana forza dentro di lui lo spinse a non mollare. Era nel corridoio. Con una mano toccò la porta della stanza dei genitori e, subito dopo, trovò la sua. Vi entrò e chiuse la porta, sembrava un miracolo. Mentre girava la chiave, qualcosa andò a sbattere contro il legno dall'altra parte. Quella cosa continuò a colpire la porta con rabbia, ogni colpo riempiva il cuore di Will di nuovo terrore. Cos'avrebbe fatto ora? Eppure quello era il suo mondo, nella sua camera nessuno poteva fargli del male.
All'improvviso sentì una voce. Era la mamma! Lo chiamava, era lì vicino! Provò a rispondere ma non ne fu in grado. Continuava a sentire la voce della mamma ripetere il suo nome finché, d'un tratto, la luce tornò. Era nel letto, piangeva, ma la mamma era davvero lì. Lo abbracciò e gli teneva la mano. "E' tutto finito Will.". Il bambino continuava a piangere aggrappandosi al pigiama della madre. "Era solo un brutto sogno... la mamma è qui con te."

Andrea

2 commenti:

  1. Una tensione notevole pervade il racconto... riuscendo a trasmettere il terrore...
    Complimenti!

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  2. Ti ringrazio Stefano, sono contento di essere riuscito a trasmettere qualcosa. La difficoltà sta proprio in questo!

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